CALAMAIO ORO ALLA PATRIA

CATEGOTIA :OGGETTI e porcellane

Bellissimo calamaio propagandistico del regime Fascista realizzato in occasione della campagna Oro alla Patria svolta il 18 Dicembre del 35, il calamaio raffigura l'altare della Patria monumento Vittoriano caratterizzato dal regime Fascista per il grosso fascio littorio collocato al centro della base, la quale raffigura i piazzali innanzi all’altare della patria. il tutto è sovrastato da una grande scultura in bronzo rame la classica figura di un (Fabro) usata in varie occasioni dal regime per dare un forte messaggio di autarchia.Il calamaio raffigura quella giornata del 18 Dicembre 1935 all'altare della Patria il fabro (il Popolo Italiano ) forgia i preziosi per la causa fascista. Il calamaio e privo di boccette in vetro, come illustrano le foto ,ed è stato scupolosamente restaurato da una ditta fiorentina la stessa che opera su le tele di Leonardo da Vinci.Il piccolo restauro mirato in alcune zone lasciando allo stato bravo il resto.

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(Benito Mussolini) colse l'occasione per portare avanti alcuni progetti come l'autarchia economica.Ideo personalmente la donazione della fede nuziale il 18 dicembre 1935.Tra queste vi fu, appunto, la manifestazione denominata Oro alla Patria: questa consistette nel dono volontario, da parte di tutte le famiglie italiane, di alcuni oggetti in oro in modo da permettere alla nazione, con la collaborazione comune, di superare le difficoltà relo tive alle sanzioni. Il 18 dicembre 1935, all'interno della campagna Oro alla Patria, avvenne anche la Giornata della fede: la giornata riscosse un grande successo in cui gli italiani offrirono alla Nazione le proprie fedi nuziali, raccogliendone milioni ed un quantitativo totale di 37 tonnellate d'oro e 115 d'argento. La cerimonia avvenne all'Altare della Patria a Roma e si espresse come uno dei momenti di massimo e più intenso consenso degli italiani nei confronti del Fascismo. Molti personaggi autorevoli del tempo, anche chi non appoggiava il regime, descrivono la cerimonia come la massima espressione patriottica di massa italiana di tutti i tempi, e non mancarono i donatori di oro illustri: dai reali (la Regina Elena dona la propria fede, il Re dei lingotti d'oro e il principe Umberto il Collare dell'Annunziata), ma anche Guglielmo Marconi (fede e medaglia da senatore), Luigi Pirandello (la medaglia del Premio Nobel) e Gabriele D'Annunzio (la fede e una cassa d'oro). Tutto l'oro raccolto venne inviato alla Zecca dello Stato come patrimonio nazionale

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